Parata di fascisti protetti dagli sbirri e botte a compagni e compagne

Anche dal Ticino abbiamo seguito la giornata di Sabato nella vicina Lombardia e i due eventi che l’hanno caratterizzata: la manifestaziona nazionale per il Cox18 e l’apertura della seda di FN a Bergamo. È sul secondo avvenimento che mi voglio concentrare maggiormente. Sono convinto che sia utile e doveroso dare una finestra in più, una possibilità di più di essere visto a ciò che è successo sabato 28 febbraio a Bergamo. ForzaNuova, partito fascista diretto da Roberto Fiore, aveva indetto in data 28 febbraio appunto l’inaugurazione di un’altra sede a Bergamo. I compagni e le compagne bergamasch* si sono organizzati per ostacolare con tutte le forze l’ennesima esaltazione del fascismo e del suo ritorno nei partiti di (estrema) destra: è stato pubblicato questo volantino che invitata tutt* i/le compagn* a fermare, o almeno rendere difficoltosa, questa inaugurazione. Ma ancora una volta le "forze dell’ordine" ci hanno messo lo zampino proteggendo i camerati: mente i compagni e le compagne indifes* venivano inseguiti per i vicoli bergamaschi, i camerati guidati da quel porco di Fiore sfilavano urlando slogan fascisti per Bergamo in un corteo non autorizzato, per di più armati con spesse spranghe che brandivano orgogliosamente protetti dalla celere. Gran parte della stampa ha poi concluso il tutto addossando agli "anarchici" la colpa dei "disordini".

La lotta deve continuare!

::Approfondimenti::
video dei compagni del Pacì Pacina
comunicato antifascist* bergamasch*
la pagina di Indy Lombardia
la pagina di Indy ch/it

Tranquilli: oggi non vi picchiamo, AAVV

Inauguro la categoria Libri con un libricino che ho trovato per caso in camera e sul quale, con la febbre che mi tartassava, mi son buttato. Tranquilli oggi non vi picchiamo raccoglie una selezione degli striscioni apparsi negli stadi italiani di calcio. Dopo tonnellate di pagine scritte da dietro una scrivania, dopo milioni di lettere stampate da chi non ha mai messo piede in una curva di calcio questo libro cerca di capire il fenomeno ultras ascoldando le parole degli stessi protagonisti espresse attraverso gli striscioni. Riporto un passaggio della quarta di copertina che mi sembra particolarmente significativo: "E del resto sono chi è stato in una curva può capire la sensazioen che regala l’odore acre di un fumogeno o il fragore di un coro che squarcia il silenzio. Ecco quindi che rimane una sola via, quella tentata in questo libro: ascoltare una piccola parte di ciò che negli anni il mondo delgi ultras ha spieattellato a chi stava fuori o a chi stava nella curva opposta: rabbia, ironia, odio, sfrontatezza. Ma non solo…"

Gli striscioni che ho trovato più significativi sono questi:

  • COSENZA-Verona ’94-95 –> FUORI I NAZISTI DALLE CURVE, FUORI LE CURVE DAGLI STADI!
  • Como-PISA ’89-90 –> Il NOSTRO TIFO È UNA LOTTA CONTINUA

e quello più azzeccato secono me è questo:

  • MILAN-Inter ’95-96 –> I VOSTRI STRISCIONI VANNO DI MODA…LI HANNO TUTTI!

Giornata della Memoria

Una piacevole sorpresa mi ha colto oggi quando mi apprestavo a cominciare due ore di storia quando la ‘soressa ha esordito ricordandoci la giornata di oggi: il 27 gennaio del 1945 l’Armata Rossa puntando verso Berlino si imbatté nel campi di sterminio situati nei ditorni della città polacca di Oświęcim (nota con il nome tedesco di Auschwitz). La data del 27 gennaio è stata scelta come Giornata della Memoria, per non dimenticare mai ciò che è stato. Piacevole è stato anche l’accenno della professoressa ai vari revisionismi che oggi cercano di insabbiare quello che è stato, che cercano di nascondere agli occhi dell’opinione pubblica ciò che il nazifascismo ha compiuto contro il diverso – incarnato da ebrei, omosessuali, portatori di handicap, testimoni di Geova, prostitute, avversari politici; tutto questo per favorire politiche xenofobe e razziste facendole passare come politiche in materia di sicurezza; un altro accenno interessante è stato renderci partecipi delle parole del vescovo Richard Williamson che afferma senza il minimo dubbio: "Io credo che non ci fossero camere a gas." (perdonatemi per l’uso di Repubblica) Vescvo al quale, detto per inciso, il nostro amico Benedetto XVI ha appena tolto la scomunica. Ma davvero ciò che è successo ci ha insegnato qualcosa? No, o almeno non abbastanza: in un mondo dove si parla di CPT, dove muri invalicabili dividono nazioni, dove i rimpatri coatti sono all’ordine del giorno, dove esistono essere umani illegali, in un mondo dove la paura del diverso è ancora grande c’è qualcosa che non abbiamo imparato, o c’è qualcosa che non abbiamo colto appieno. Concludendo questa interessante uscita dai rigidi programmi scolastici abbiamo letto la poesia scritta da Primo Levi come incipit al suo libro autobiografico Se questo è un uomo: 

Se questo è un uomo

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

Credo che questa poesia sia molto attuale e illlustri molto bene la società odierna: una società dove pochi eletti vivono in tiepide case e pochi eletti tornando a sera trovano il cibo caldo e visi amici. Una società che troppo spesso si dimentica della maggioranza che invece non ha casa e, metonimicamente, patria. Di chi non ha cibo e non scorge attorno a se visi amici.

Per concludere posto un interessante contributo scritto da Nello Gradirà per Senza Soste:

Riprendiamoci la giornata della memoria

 La giornata della memoria sui campi di concentramento
nazisti quest’anno arriva proprio mentre il mondo inorridisce per il massacro
della popolazione civile di Gaza da parte dell’esercito sionista.

E già sappiamo che delle celebrazioni ufficiali si
approprieranno proprio i sionisti e i loro numerosi sostenitori, come i 150
parlamentari che aderiscono all’Associazione di Amicizia Italia-Israele o i
tanti giornalisti sempre pronti a esaltare la politica di Tel Aviv.

Già sappiamo che senza nessun senso del pudore fascisti più
o meno pentiti (Fini, Alemanno, Gasparri, La Russa ecc.) senza vergognarsi minimamente,
porteranno la loro solidarietà ai leader della comunità ebraica, che
l’accetteranno senza vergognarsi minimamente.

E’ una cosa che non può che provocare fastidio e imbarazzo
vedere squadristi in doppiopetto, quelli abituati a offendere gli altri
gridando "froci" ed "ebrei", mettersi la kippah e stringere la mano a
esponenti delle comunità ebraiche che magari hanno avuto fucilati e deportati
nelle loro famiglie.

Insieme ci ripeteranno la balla dell’antisemitismo di
sinistra, diranno che il fascismo in fondo non era poi così male e che se non
avesse fatto l’errore di seguire Hitler sulla via delle leggi razziali sarebbe
stato perfetto.

Ripeteranno la colossale menzogna secondo cui chi è contro
il sionismo è in realtà un antisemita, poi, tra due settimane, con la giornata del revisionismo
esplicito, quel 10 febbraio dedicato alle foibe, il piatto sarà servito: i
cattivi erano i comunisti.

La
Giornata della Memoria ancora una volta sarà quindi la Giornata del sostegno a
Israele.

L’hanno voluta così: Grillini dell’Arcigay ha raccontato
spesso di come il parlamento abbia deciso di dedicare la ricorrenza al ricordo
delle vittime del nazismo di religione ebraica, respingendo la proposta di
celebrare anche le altre vittime: comunisti, omosessuali, zingari, malati di
mente, Testimoni di Geova.

Certo, sarebbe stato imbarazzante per qualcuno ricordare che
i campi di concentramento rappresentavano la soluzione finale per tutte
le
diversità, razziali, religiose, sessuali, politiche, mentali… Un
folle
progetto di "purificazione" della società che ogni tanto riaffiora,
come nella sconcertante ossessione per la "sicurezza" oggi tanto di
moda.

Sarebbe stato un problema per qualcuno parlare delle
attuali discriminazioni verso gli omosessuali o i rom, di una cultura provinciale e
bigotta che odia tutto ciò che non capisce e che in certe fasi della storia,
quando trova le condizioni per affermarsi, travolge popoli interi con la sua
voglia di morte e di distruzione.

Sarebbe stato imbarazzante ricordare che i primi progetti di
eutanasia per i malati di mente non li hanno inventati i nazisti ma c’erano già
negli Stati Uniti negli anni ’20.

Sarebbe stato imbarazzante per il Presidente piduista del
Consiglio ricordare che quarant’anni dopo Hitler, in un altro continente,
alcuni suoi amici di loggia hanno rimesso in moto la macchina della soluzione
finale. Si definivano nazionalisti, ma hanno massacrato decine di migliaia di
connazionali  e portato alla catastrofe i
loro Paesi agli ordini di una potenza straniera. Indossavano uniformi
impeccabili ma erano ladri, torturatori, assassini, rapitori di bambini,
maniaci sessuali.

Ma non si è voluto, in una fase di piena rivalutazione
bipartisan del fascismo, riflettere sul perché sia nato questo mostro,
e perché in società evolute e civili in determinati momenti della
storia si genera perfino un consenso di massa per ideologie così
ributtanti; o su come il capitale, pur di fermare il movimento operaio,
dà via libera ai
gorilla in camicia nera.

Il 27 gennaio si celebrerà dunque una "memoria" sequestrata,
un pasticcio politically correct tutto a beneficio del sionismo che fa nascere una tentazione forte: quella
di occuparci della solidarietà con la Palestina e scrivere che le vittime di ieri sono
diventati i carnefici di oggi.  Qualcuno
lo ha già fatto.

A questa tentazione bisogna resistere, e provo a spiegare
perché:

Uno dei miei film preferiti è "Fuga da Sobibor". Nel campo
di sterminio di Sobibor erano stati uccise 300mila persone, in maggioranza
prigionieri dell’Armata Rossa, ebrei e zingari. Il 14 ottobre 1943 scoppia una rivolta: i prigionieri
uccidono 11 SS, alcune decine di sbirri fascisti ucraini e fuggono. Dei 300
fuggitivi 50 riescono a mettersi in salvo. E’ l’unico esempio di rivolta
riuscita in un lager nazista.

Le vittime di ieri non sono i carnefici di oggi: gli eroi
di Sobibor o del ghetto di Varsavia non sono i tagliagole sionisti che stanno uccidendo i
bambini di Gaza. Dire che le vittime sono diventate i carnefici serve solo ad
offendere la loro memoria: quella dei poveracci fucilati alle Fosse Ardeatine o
deportati nei campi di sterminio o quella dei partigiani ebrei che hanno combattuto
il fascismo scrivendo pagine eroiche.

Vi è poi anche un altro rischio nel parallelo tra
sionismo e nazismo.  E’ chiaro che viene spontaneo accoppiare la stella
di David alla svastica: per
l’indignazione che provoca il massacro dei palestinesi, e anche
nell’intento  di scuotere comunità tanto colpite in passato dalla
discriminazione razziale e far sì che si
pronuncino, finalmente, contro la strage di una popolazione inerme.

Ma i sionisti non sono nazisti, come non lo sono le milizie
hutu interahamwe del Rwanda o i criminali di guerra della ex Jugoslavia. Questo
non significa dire che sono "meglio" o peggio". Sono un fenomeno diverso.

Non voglio sminuire minimamente la gravità del massacro dei
palestinesi, ma il
rischio di cui parlavo è che facendo di tutta l’erba un fascio si
svilisca il significato del ricordo dei lager e non si capiscano più le
specificità storiche del nazifascismo.

Il 27 gennaio invece è necessario parlare di antifascismo, del perché
nell’Italietta mediocre di oggi il fascismo è ancora un pericolo, del perché esistono i
Violante e i Pansa e perché sta passando una legge che equipara i banditi
repubblichini ai partigiani.

La Giornata
della Memoria è nostra, non sottovalutiamone l’importanza e non lasciamola ai sionisti.

Per Senza Soste, Nello Gradirà

16 gennaio 2009

 

“Europe without barriers” appare su delle barriere

Il motto del semestre di presidenza Ceca dell’Unione europea è "Europe without barriers". Questa immagine, divertene e significativa allo stesso tempo, rende bene l’idea di quali barrire si parla in questo caso: "Passano le merci, non passan le persone: è questa la loro globalozzazione." Coloro che dicono di rappresentare il popolo della Fortezza Europa hanno ancora il coraggio di esternare simili affermazioni quando le gente muore di freddo e fame?
Il Los Fastidios, anche se non li apprezzo più molto, cantano qualcosa di molto veritiero: "C‘è chi ancora in questo mondo muore ogni giorno di fame. Voi invece discutete di armi e di scudo spaziale."

Una tragedia annunciata

Volevo scrivere qualcosa su quanto successo a Marta ed Enrique e su quella che ha seguito questa "tragedia annunciata", ma ho trovato questo articolo sul blog di om che vi propongo. Prima di lasciarvi leggere vorrei rendervi partecipi di una cosa: ho provato una fortissima emozione quando le sagome di Marta ed Enrique sono state attaccate alla fredda entrata dell’autosilo dove erano soliti suonare. Quante volta ho incorciato i loro sguardi attraversando piazza del Sole? Quante volte ho sentito la loro musica? Quante volte ho visto gli sbirri mandarli via e quante volte mi è cresciuto l’odio? Adesso so per certo che ogni qualvolta ascolterò la musica caratteristica dell’Equador il mio pensierò non potr?o evitare di non ricordarli, per non dimenticare ciò che è accaduto e per impedire che si ripeta.

 

A causa delle politiche sull’immigrazione troppo restrittive e alle
leggi razziste, nella fortezza Europa vagano come fantasmi milioni di
persone senza documenti, che vengono sfruttati nei lavori più duri e
malpagati, al servizio di un’economia al tracollo, senza frontiere per
merci e capitali, ma che ne determina l’apertura per le persone, a
seconda del bisogno di manodopera a basso costo.Anche Marta ed Enrique
facevano parte di quelle tante persone costrette da una vita miserabile
a passare da una frontiera all’altra cercando di sopravvivere in un
mondo ingiusto e disumano non per una triste fatalità, bensì perché un
pugno di privilegiati così ha deciso.
Maggiori informazioni su indymedia e sul sito del CSOA il Molino

 

L’audio

L’audio
trasmesso dalle casse del soundsistem durante il concerto di sabato è
un collage cacofonico di voci che ripetono ossessivamente frasi quali
"non esistono esseri umani illegali ma solo leggi disumane" e articoli
della costituzione cantonale.

http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf

voci5.mp3

 

Le sagome di Marta ed Enrique

Mentre
le sagome incollate accanto all’entrata dell’autosilo di Piazza del
Sole, luogo dove regolamente erano presenti giovani migranti suonatori
ambulanti sono realizzate alterando fotografie successivamente
scomposte in immagini più piccole grazie al servizio online Rasterbator,
un tool online per creare enormi immagini rasterizzate da foto di
piccole dimensioni.Le immagini rasterizzate possono essere stampate
anche come poster dalle dimensioni di 20 metri.

rasterbation.pdf 

 

Rabbia degna: le opere

Copy-paste dal blog del collettivo zapatista:

Hola a tutti e tutte,

ecco concluso il percorso "Come r-esisti? Cosa ti fa arrabbiare?" che porterà all’allestimento di una mostra collettiva sulle r-esistenza che animano le nostre vite.
La partecipazione a questo primo "concorso" senza vincitori né vinti, indetto dal Collettivo Zapatista Marisol di Lugano e da Indymedia.ch/it,
è stata assolutamente degna, a testimoniare che alle nostre latitudini
i fiumi della ribellione continuano a scorrere. Si tratta di esperienze
di r-esistenza che giungono non solo dalle terre che abitiamo, ma da
tutta la terra, da oltre oceano, a rinsaldare la certezza che i ponti
di lotta, sogni e utopie esistono e si moltiplicano.

All’incirca
40 le opere ricevute, caratterizzate da una grande fantasia
realizzativa e da un’importante qualità artistica e politica: un
variegato spaccato delle "rabbie degne" che muovono la r-esistenza di
tutt* noi!
Diverse le tecniche utilizzate, dall’acquarello al
videocollage, dalle marmellate autoprodotte al punk-oi, tanti piccoli e
grandi mondi che lavorano alla costruzione di un’altra vita, di
un’altra realtà. Con la dignità nel cuore.

Le opere sono tutte disponibili on-line,
vi invitiamo a darci un’occhiata e a commentare, sottostanno a licenza
Creative Commons by-nc-sa/2.5. Nelle prossime settimane partiranno per
"Città del Messico", dove sta per iniziare il "Festival della Rabbia Digna"
indetto dall’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, mentre in
primavera verranno esposte in una mostra in Ticino. Grazie al CSOA il Molino per il sostegno!

 

:: Testi ::

– Che rabbia!

– G8 alla Diaz vendesi democrazia 

– Disegnare il mondo 

– L’infernale paradiso 

– Il mondo 

– Repressione 

– Beau comme un prison qui brule  

– Passato imperfetto, c’ha da diventare remoto

– Oltre a sé senza oggetti 

– La loro aula è la mia trincea

– La mia resistenza

– Sasso, carta o forbice? 

– L’inevitabile misantropia quotidiana

– Me enkabrona el agandalle

:: Immagini e grafiche ::

– Riot

– Che rabbia il maschilismo

– La rabbia del popolo palestinese

– Un popolo di pescatori a caccia di predatori 

– San po puu 

– Quando sono arrabbiata mi sfogo così 

– La luna sul Nilo 

– Al chile 

– La viola e il clarinetto 

– Beau comme un prison qui brule 

– Si te resiste te golpeo

– Urla la tua rabbia

– Reina 30 30 

:: Oggetti ::

– Incazzato Nero

– EZLN – la bandiera

– Un sacco di rabbia 

– Se mi fai incazzare ti tiro un fico 

Scarpe rotte – Zapatos rotos

:: Audio e Video ::

– Prendi il tempo  

– Lugano Oi!

– Compartiendo la rabia digna!

– La commedia della precarietà 

– Improvvisazione del 22 luglio 

– Soldi e pensieri proibiti 

 

I pannelli della mostra portata a Città del Messico (in pdf)

L’unico addio che si merita

Un giornalista iracheno, Muntazer al-Zaidi, che lavora per la rete televisiva antiamericana sunnita al-Bagdadia, durante un incontro tra il presidente Bush e il premier della martoriata Iraq ha lanciato una scarpa al – assassino- presidente americano insultandolo con l’epiteto di cane, che per il popolo arabo è la paggior parola da dire a una persona visto che il cane stesso è considerato un animale impuro. Non contento, giustamente, gli ha lanciato una sencoda scarpa accusandolo della morte di migliaia di iracheni.

Qui è disponidile uno dei tanti video di youtube, dove verrete reindirizzati in completo anonimato.

 

 

Polizia greca in azione

Leggo sempre i newswire di ch.indymedia.org/it e mi sono imbattuto in questa foto:

 

 

Il terrorismo di stato in Grecia sembra non avere tregue: dopo il brutale omicidio di un compagno ecco che la strategia del terrore viene ancora utilizzata durante una manifestazione. La morte di Alexis non ha insegnato niente? O forse è quello che volevano succedesse? D’altra parte cosa ci aspettiamo da chi per provocare ancor’ di più la rabbia e l’odio – per quanto possibile – fa anche uso diei servi neofascisti?

Ho indagato un po’ su quello che questa foto ha scatenato leggendo il blog di ombra e ho scoperto con sdegno e astio che il giornalista che, non avendo ascoltato le pressioni delle autorità, ha reso pubblica questa foto è stato licenziato. È questa l’informazione che ci fanno passare come libera ed indipendente?

Il passato imperfetto, c’ha da diventare remoto

A chi resiste, ieri oggi domani.

Sento il bisogno di scrivere. Salendo per la ripida collina che porta al complesso di morte i pensieri turbinano per la mente, ma assai più pesanti si fanno quando si intravvedono i camini dei forni crematorti stagliarsi verso l’azzurro cielo. Varcando le spesse mura del campo di concentramento di Mauthausen si prova una strana senzazione: "Lasciate ogne speranza, voi ch’intrate’", le viscere somigliano un toboga. La vista prosegue sotto il sole cocente tra filo spinato arrugginito, lapidi di commemorazione di ogni lingua o cultura e baracche di legno intaccate dal tempo. Ma il momento più delicato e ricco di emozioni è arrivato: le piastrelle bianche mi circondano gelide e il cartello Gaskammer mi penetra come un piccone nei neuroni. In questo luogo furono uccise migliaia di persone. Questa consapevolezza mi fa tremare le gambe. Pian piano, intontito, proseguo il mio vagare tra questi muri che trasudano morte e sofferenza; le micidiali testimonianze non si fermano: Sezierraum, Leichen-Raum e le foto di migliaia di vittime sono solo alcuni dei segni tangibili dell’orrore che era. Provo rabbia nel vedere le persone che camminando tra queste mura non percepiscono nessun’ sentimento e con il loro comportamento usurpano la memoria di un luogo dove appena cinquant’anni prima un essere umano venne ucciso per la bandiera raffigurata sul suo passaporto. Non ho ancora visto tutto, mi dice la guida che ho acquistato all’entrata: La scala della morte era un altro dei vili metodi che i nazisti usavano per eliminare i diversi. Centoottanasei gradini alti ed irregolari che i prigionieri percorrevano innumerevoli volte al giorno oberati da blocchi di pietra, pesanti fino a 50 chili e prelevati dalle cave di pietra sottostanti, gli augzzini poi facevano la loro parte per spezzare il numero più elevato possibile di vite. La giornata è finita, ma non sono più lo stesso. La sera, nel letto angusto del camper, il sonno stenta a prendere il sopravvento e le sinapsi sono in fermento. Dopo questa giornata ricca di significato sono ancora più convinto e sicuro. Più convinto e sicuro che la lotta perché quello che era diventi per sempre quello che fu sia necessaria, ora e sempre. Ma la rabbia ha un posto di rilievo nello spettro dei miei sentimenti: la rabbia contro chi pensa che tutto sia finito,

Il popolo greco in rivolta

In Grecia sono giorni di lotta. Sono giorni di fuoco, di fuoco che arde dal cuore di migliaia di "persone contro". Sono giorni di rivolta ai sistemi imposti del neoliberismo. Sono giorni di rabbia e di odio. Sono giorni di aggregazione e amicizia. Sono giorni di solidarietà internazionale. Ma sono anche giorni di morte: il compagno Alexis Grigoropoulos è stato ucciso intorno alle 22 di sabato notte (sabato 6 dicembre) da un agente della polizia ellenica dopo un alterco sfociato nel lancio di alcune bottiglie di vetro e non moltov come l’ufficio stampa degli sbirri indica. Continue reading →