[Castellinaria] Le chant des mariées

Tunisia, 1942. Le forze nazifasciste, entrate nel paese nordafricano nel 1940, cercano di guadagnarsi la fiducia dei musulmani promettendogli l’indipendenza e inimicandogli gli ebrei per creare una spaccatura tra due culture che vivono in completa armonia. Divide et impera, ancora una volta. Si trovano in questa situazione due amiche molto affiatate fin dall’infanzia, una di religione ebraica, Myriam, e una islamica, Nour. All’inizio sembra che la situazione politica non risca a incunearsi tra questo strettissimo rapporto sentimentale e fisico. Ma, con l’evolversi della situazione e con l’entrata in gioco di persone esterne Nour comincia a staccarsi da Myriam. Nel frattempo per entrambe si prospetta un matrimonio: Myriam si vede costretta a sposare un vecchio medico per vantaggi economici e di sicurezza in un ambiente così ostile mentre Nour é innamorata del cugino, ma questioni economiche bloccano il matrimonio. Il distacco si fa sempre maggiore tra le due amiche e gli attriti aumentano: Myriam è gelosa del rapporto di amore che l’amica può avere e Nour si lamenta per la sottomissione sociale, che le impedisce per esempio di andare a scuola, in cui è costretta a vivere. Ma verso la fine del film Myriam intensifica gli sforzi per riallacciare con Nour e entrambe capiscono l’importanza del rapporto che pian piano avevano perso. Nell’ultima scena le due si trovano in un rifugio antiaereo per difendersi dalle bombe alleate e cantano due preghiere di due religioni ben distinte, ma strette in un forte abbraccio. Ci sono diversi aspetti che ho apprezzato ne Le chant des mariées, diretto dalla regista Karin Albou che gli ha dato un forte tocco femminile. In primis vi sono le tematiche che, con più o meno vigore, vengono trattate: il rapporto di amicizia tra due ragazze culturalmente diverse, l’antisemitismo fuori dai confini europei, le condizioni sociale delle donne e la disuguaglianza fra i sessi, il rapporto degli indigeni con gli invasori nazifascisti, l’incontro/scontro tra due religioni diverse. Proprio a proposito di questo ultimo aspetto c’è una scena molto azzeccata: Nour, spinta dal cugino di cui è innamorata che, nel corso della storia, diventa antisemita e collaborazionista, si mette a leggere il Corano, ma solo una frase indicatale dall’amato. Il padre di Nour assiste a questa scena e, sfogliando qualche pagina, mostra alla figlia un’altra frase che comunica una completa tolleranza religiosa, in antitesti quindi, a quella letta fino a quel momento. Un’altro aspetto che tengo ad evidenziare è il tatto e la finezza con cui viene trattato il corpo e il nudo nel film: senza malizia e volgarità, ma nemmeno senza tabù o pudore; il corpo assume quindi un compito fondamentale in tutto il film. Bellissima la scena della depilazione pubica che Myriam deve svolgere prima del matrimonio, resa con una forza espressiva impressionante. Durante tutto il lungometraggio ci sono aspetti che ritornano periodicamente, come una canzone cantata dalle ragazze, che parla di matrimonio ma non di felicità, o come un braccialetto che, passando di mano in mano, finisce col sancire esteriormente il profondo rapporto di amicizia. I personaggi durante tutto il film hanno una palese evoluzione e a proposito di questo vorrei concentrarmi sulle due figure maschili più in rilievo: il medico neomarito di Myriam, Simon, e il cugino e compagno di Nour, Khaled. Entrambi subiscono un cambiamento che li porta ad incrociarsi a X nel loro cammino comportamentale. Mi spiego: Simon nella parte iniziale del film risulta essere irrispettoso di Myriam e si mette al servizio degli occpuanti nazifascisti per salvarsi la pelle, ma, nella seconda parte lo stesso dottore rispetta la moglie in modo completo, rinunciando anche alla prima notte di nozze, e smette di fare il collaborazionista, pur consapevole che cìò significa morte quasi assicurata. Khaled compie un percorso inverso: all’inizio appare come un ragazzo libero, dolce e bello, tanto che colpisce anche Myriam, mentre verso la fine collabora a pieno titolo con le truppe tedesche e italiane, condividendone anche le idee, e cerca di sottomettere e comandare Nour. Come ultimo aspetto voglio complimentarmi con gli attori per la gran forza espressiva e di sguardo che durante tutto il film mi ha colpito e la capacità di comunicare messaggi fortissimi senza parole ma solo con gli occhi e la faccia. Spero vivamente che questo lungometraggio sia distribuito in Svizzera, perché ribalta anche dei luoghi comuni purtroppo sempre più presenti nella teste di tanti rossocrociati a causa delle campagne razziste e xenofobe dei pariti populisti: Nour può scegliere il marito, che non le viene imposto, il Corano viene visto come un libro che comunica anche messaggi di aperutra religiosa, i musulmani sono persone aperte che riescono a rapportarsi senza problemi con chi ha idee diverse dalle loro. Un film originale, quindi, per comunicare che i rapporti interpresonali sono più forti di ogni divisione calata dall’alto anche con la forza.

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Trailer del film