[Castellinaria] Jaffa

Jaffa tratta una questione difficilissima e molto complessa: gli scontri, ma in questo caso anche incontri, tra palestinesi e israeliani. Ma non ha le pretese di un clossal tutto bombe e sangue, bensì parte da una garage nella città isreliana di Jaffa, poco distante da Tel Aviv, dove due famiglie si vengono ad incontrare, due famiglie che rappresentano due Stati in conflitto. All’interno di questo garage, chiaramente di propietà di un israeliano, tutto sembra andare bene, anche l’amore clandestino che c’è tra la figlia del propietario, Mali, e uno dei due dipendenti arabi, padre e figlio, Toufik non sembra destare sospetti. Quando Mali rimance incinta la coppia decide di sposarsi di nascosto, per non rivelare alle famiglie il loro rapporto che non verrebbe mai accettato. Ma nel frattempo cominciano a nascere dei diverbi all’interno del garage, con il figlio del padrone, Meir che continua a provocare i due meccanici arabi, schernendoli con supponenza quando lavorano al suo posto. Un giorno questo è troppo e il violento contatto fisico è inevitabile. Toufik ha la meglio su Meir, che muore cadendo dopo una spinta. Da questo momento tutto viene stravolto e le vita dei personaggi cambia diametralmente. Mali vorrebbe abortire, ma, fissato il giorno, non riesce a presentarsi all’ospedale e confessa al padre, al quale, con la madre, è molto legata, la gravidanza. Nel frattempo la protagonista ha scritto un biglietto a Toufik, comunicandogli la fine della gravidanza e chiedendogli di non più cercarla. Dopo la nascita della bambina vi è una cesura temporale, che porta lo spettatore a 9 anni dopo il parto. Nonostante parecchio tempo sia passato un altro macigno incombe nei pensieri di Mali: dire ai suoi genitori chi l’ha messa incinta, non una persona qualunque, come dice nei primi tempi per nascondersi, bensì l’assassino, anche se di assassinio non si tratta, di suo fratello. Ecco quindi che ancora una volta la protagonista ricorre alla scrittura per comunicare qualcosa di troppo grande per la sola voce e scappando di casa con la bambina lascia un biglietto ai genitori con la verità sul padre della loro nipotina. Lasciare il messaggio ai suoi genitori risulta ancora più difficile a Mali a causa del rapporto strettissimo che ha con loro e a causa della consapevolezza che questa comunicazione romperà questo legame. Subito i destinatari del dolorosissimo biglietto cercano Mali e la trovano dalla zia, dove nasce un diverbio perché i nonni pretendono di avere in affidamento la nipotina e sono pronti a prenderla con la forza, ma Mali si oppone con fermezza. Nel frattempo Toufik è uscito dal carcere, ma non ha dimenticato la sua fidanzata prima della condanna e non può evitare di cercarla. Mali all’inizio non ne vuole sapere, ma poi capisce che deve incontrare il padre della figlia, soprattutto per ques’ultima. Bellissimo l’incontro, oltre che la scena, finale, dove finalmente Toufik può vedere la bambina, che ritrae i genitori in spiaggia e si ferma in un primo piano della figlia con il mare come sfondo. In questo caso ho deciso di cominciare la recensione con un riassunto perché mi sembrava utile capire la trama piuttosto complessa, ma veniamo adesso ad aspetti più profondi del film stesso. Per prima cosa voglio mettere l’accento sulle forti emozioni che gli attori e le attrici riescono a dare, soprattutto attraverso lo sguardo e l’espressività della faccia. Un confronto tra tre generazioni accompagna tutto il film: la prima è rappresentata dai genitori della coppia, uomini e donne che rimangono fossilizati sull’odio verso l’altra fazione e non accettano nessuna deroga a quest’ultimo, come il matrimonio dei figli. La seconda generazione è quella di Mali e Toufik che si ribella alla strada tracciata dai genitori e cerca di abbattere i muri tra i due popoli per sognare una vita più libera. La bambina incarna la terza generazione, sulla quale la regista Keren Yedaye pone un grande punto di domanda, rappresentato dall’ultima scena. Il lato umano della gigantesca vicenda israelo palestinese è in questo lungometraggio molto accentuato e sembra che Keren Yedaye voglia partire proprio dagli individui per apririre uno sguardo sulla storia, passata e presente.

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Jaffa su MYmovies

Trailer del film

::P.S::

Ho visto che ben 23 persone hanno letto, o almeno aperto, la recensione de La Pivellina, lasciate un commento quando passate!